domenica 31 marzo 2013
martedì 26 marzo 2013
Le città giardino
La città giardino, nacque in Inghilterra alla fine del XIX secolo. In quel periodo, l'aumento del lavoro nelle fabbriche e il conseguente richiamo in città di operai, fece nascere zone di degrado urbano, dove mancavano servizi essenziali con un abbrutimento di chi era costretto ad abitarci, per via dei costi bassi.
Allo scopo di riunire in un solo luogo, gli agi della campagna e i servizi di città, vicino ai luoghi di lavoro, si sviluppò l'idea per la realizzazione dei quartieri, denominati, città giardino.
Questa originaria idea fu ripresa e sviluppata da Ebenezer Howard, che aveva come principale obiettivo quello di salvare la città dal congestionamento e la campagna dall'abbandono.
In queste zone, accanto a villini unifamiliari, c'erano negozi, servizi e una chiesa, posta in zona centrale. Si cercò di evitare lo sviluppo di borgate o di città dormitorio.
In Inghilterra fu Letchworth la prima città giardino, fondata nel 1903 a circa 50 km da Londra.
Letchworth |
L'idea fu ripresa anche a Roma, sorsero così il quartiere Montesacro e la Garbatella. Il primo, cominciò a sorgere nel 1919 tramite un'iniziativa di un comitato delle ferrovie dello stato si cercò di seguire un modello inglese di edificazione che prevedeva di rendere ai cittadini una vita meno disagevole. L'idea fu di creare una Garden City (la più grande del mondo), da cui il nome della città in italiano. L'edificazione fu commissionato al "Consorzio Città-Giardino Aniene" su progetto di Gustavo Giovannoni, ma l'ideazione del nuovo quartiere si deve a Alberto Calza Bini ed a Filippo Cremonesi.
Villino a Montesacro |
Alberto Calza Bini, qualche anno dopo, realizzò in parte, anche alcune costruzioni del quartiere Garbatella. La prima pietra fu posta, a piazza Benedetto Brin dal re, Vittorio Emanuele III il 18 febbraio del 1920, sulla quale si legge:
«Per la mano augusta di S.M. il Re Vittorio Emanuele III l'Ente autonomo per lo sviluppo marittimo e industriale e l'Istituto delle case popolari di Roma con la collaborazione delle cooperative di lavoro ad offrire quieta e sana stanza agli artefici del rinascimento economico della capitale. Questo aprico quartiere fondano oggi. XVIII Febbraio MCMXX.»
Piazza Benedetto Brin |
Targa a Piazza Benedetto Brin |
Si creò un'aggregazione sociale, particolarmente coesa e solidale ma un po' distaccata dal resto di Roma.
Questa coesione e solidarietà, è ancora rimasta in chi vi è nato, come ho più volte ribadito, non si riesce a distaccarsene e si resta molto ancorati alle radici.
Il lotto otto |
Una strada di Jordaan - Amsterdam |
In altra città europea, Amsterdam, in tempi anteriori, nacque il quartiere De Jordaan. Nel XV secolo, il secolo d'oro olandese, vi furono trasferiti gli operai, per allocarli in zone vicine alle industrie e per liberare le zone più centrali e ambite dalla città. Strappato, anche questo al mare, inizialmente era un luogo malsano e difficile da vivere. Si sviluppò per questo motivo, una forte solidarietà e coesione tra gli abitanti che restò per secoli. Agli inizi del XX secolo era ancora un quartiere operaio ma con il passare del tempo divenne un quartiere "alla moda", un po' come la Garbatella attuale. Ad Amsterdam lo considerano una città nella città, che ci fa ricordare? Il mondo nel mondo di Roma che è la Garbatella, stesso modo di vivere il territorio.
Le origini del nome sono incerte: si pensa che derivi dal fiume Giordano che scorre in Palestina oppure si pensa che gli Ugonotti, fuggendo dalla Francia dove erano perseguitati, si insediarono in questo quartiere e lo chiamarono Jardin, Giardino in francese, che con il passare del tempo divenne Jordaan, la città giardino, anche se non nel concetto inglese. Passeggiando tra le sue strade, si respira quasi aria di casa, si percepisce la particolarità, il modo di vivere, un po' chiuso. E' una cosa che ho notato e mi ha colpita molto, forse perchè nata anch'io in una città nella città.
Jordaan - non sembra un lotto della Garbatella? |
Le sedie a Jordaan |
Tavolo sulla strada a Jordaan |
Garbatella tavolo al lotto 9 su via Luigi Orlando |
Garbatella - Le "sedie" |
fonte: wikipedia
foto: alcune prese in internet alcune sono mie.
Il post è stato pubblicato sul mio blog
venerdì 22 marzo 2013
L'Inno della Garbatella
Tempo fa, a me, Cerino e Caldozza, venne in mente di scrivere l'inno della Garbatella. Scherzavamo sul vecchio blog di lottootto, su splinder, su quali fossero le parole adatte, su chi dovesse musicarla o su quale base musicale esistente, si dovessero adattare le parole da noi composte.
Le sfide mi piacciono, così in tre minuti, ho buttato giù due righe, uno scherzo tra amici. Ora la ripropongo, per gioco e per lanciare una sfida a chi ci segue. Proponete il vostro inno alla Garbatella, quali parole e quali musica vi piacerebbero?
Dilettatevi e buttatevi nella mischia, è un gioco, solo un gioco divertente e chissà, magari lo potremo proporre un domani come Inno di quartiere.
Questo mondo,
nel mondo di Roma,
è bolla sospesa,
ove il tempo non osa,
tra giardini e profumi di rosa.
Garbatella, il tuo regno
è nei lotti.
Si nasce, si cresce
Si litiga e sposa.
Siam fratelli dal tempo
di culla.
Siamo nati in un mondo garbato,
abbiam tutto l’affetto sognato
ed intorno,
c’è il nulla.
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giovedì 21 marzo 2013
Monta in sella Vieni alla Garbatella !
Ecco le iniziative che servono per far conoscere il nostro quartiere, c'è qualcuno che lo chiama rione ma mi sembra eccessivo se cerchiamo di paragonarci ai vecchi rioni di Roma, per me rimane il quartiere con i suoi pregi e difetti.
va visitato e conosciuto e grazie Riccardo e Maurizio che organizzano un evento pubblicizzato su Facebook
Monta in sella, vieni alla Garbatella !!!
Possiamo approfittarne, già il 10 marzo si è svolta una iniziativa del genere
ecco un altro momento del giro
quindi ora non ci resta che intervenire il 7 aprile
va visitato e conosciuto e grazie Riccardo e Maurizio che organizzano un evento pubblicizzato su Facebook
Monta in sella, vieni alla Garbatella !!!
Possiamo approfittarne, già il 10 marzo si è svolta una iniziativa del genere
ecco un altro momento del giro
quindi ora non ci resta che intervenire il 7 aprile
Quello che ci dicono gli organizzatori è :
Secondo appuntamento, della
pedalata-passeggiata, per le vie del rione Garbatella. Anche questa volta,
saremo allietati dalla nostra guida ufficiale,Maurizio Garro, che non mancherà
di svelarci nuovi particolari,riguardanti la nostra cara Garbatella!!!
Come
la volta precedente,si potrà partecipare, sia a piedi che in bicicletta, e in
sella alle vostre amate, questa volta pedaleremo di più, assistendo a due tappe,
con gli artisti che reciteranno poesie romanesche, e poi via, con il vento tra i
capelli, pedal...ando in allegria,fino ad arrivare al teatro
Mongiovino,davanti al palazzo della regione Lazio,dove ci accoglierà la nostra
amica Francesca Accettella, della storica famiglia, famosa per gli spettacoli
con i burattini...chi da piccolo non è passato per il teatro
Mongiovino...
per poi gustare, per chi vorrà, un nuovo menù biologico!!!
;-)
Appuntamento alle 10:30,davanti il bar Foschi, che ci farà un prezzo
speciale per la colazione!!! Cappuccino e cornetto a 1,50€
mercoledì 20 marzo 2013
Ecco la Hollywood Garbatella
di Rodolfo Di Giammarco da Repubblica
Cosa ci stavano a fare l´altro giorno, una signora e un signore seduti tranquilli come al cinema ma su sedie di plastica bianca da glorioso bar, al centro nei giardinetti di piazza Brin che è una piazza fuori dal tempo e lontana dal chiasso, la "Hollywood della Garbatella", chiamata così per via dei palazzetti da borgo antico che fronteggiano un verde da paese sano (una location tanto vera e inverosimile da sembrare finta)? I due, l´ex attrice Rossana di Lorenzo, 70 anni - scoperta da Sordi e scritturata come moglie di Albertone per apparire poi in Gente di Roma di Scola e in Vacanze di Natale dei Vanzina - e il pittore Emilio Conciatori, 75 anni, stavano lì a ricostruire pezzo per pezzo una Garbatella d´epoca tutta pugilato e pallone, di quando le bocche erano sporche per il sugo di pollo, di quando c´era sempre uno che faceva il capo, la Garbatella delle gomme americane masticate e mandate giù per ignoranza nel dopoguerra, della fiera delle buone maniere («Io sorrido sempre, so´ amica de tutti...»), la Garbatella dei pizzicagnoli e dei fornai, dei grandi amori, di Maurizio Arena che era l´eroe del quartiere e che oggi fa dire alla sorella Rossana «Core mio!» e all´amico Emilio ispira il ritratto lampo «Andava sempre avanti lui, era di un´ingenuità pazzesca».
Hanno bei corpi tosti, destinati alla franchezza e al cibo, le due sagome piantate come testimonial di quartiere su questa collinetta cinematografara nota anche per lo storico ristorante "Moschino": questa strana coppia d´amici ha un peso valutabile in chili di amore, quintali di solidarietà, tonnellate di ricordi. Sono due fra i tanti protagonisti di un film intitolato diligentemente e socialmente Tra Utopia e Realtà: il Polo Industriale Ostiense e la Garbatella, un documentario che il regista Mauro Conciatori ha girato sentendo e ritraendo su un piano sociologico, architettonico e narrativo-storico più generazioni e più scenari della zona Ostiense-Garbatella, dando sostanza al primo docufilm di una serie progettualmente risfoderata da un mitico marchio, quello dell´Istituto Luce («Al nostro attivo abbiamo già tre docufilm che raccontano Roma, e verrà fuori una collana estesa poi a Napoli, Firenze, Torino e Milano» annuncia il direttore editoriale Leonardo Tiberi), marchio oggi controllato da Cinecittà Holding («Vogliamo continuare a narrare la vita degli italiani, lasciando un´ampia testimonianza alle nuove generazioni» spiega il presidente Alessandro Battisti). Sì, proprio quell´Istituto Luce che ha avuto all´attivo dal 1928 al 1980 qualcosa come 12.000 cinegiornali e 9.000 documentari, che ci ha regalato la cronaca illustrata e commentata di vicissitudini popolari e non, che ha sceneggiato e montato tanti brevi film con gli italiani della strada e con l´Italia istituzionale.
E si riparte, per un´esplorazione dei fenomeni caratteriali e ambientali della Capitale, proprio con la Garbatella. Un´area che nasce con un primo studio del 1910 su idea del sindaco Nathan, e con i primi edifici inaugurati nel 1921, avendo il compito di accogliere gli operai che lavoravano nel Polo Industriale dell´Ostiense. Oggi, spinto da pazienza civile e da fervore sentimentale, Mauro Conciatori ha effettuato riprese alla Centrale Montemartini, ai Magazzini Generali, ai Mercati Generali, al Gazometro, alla Stazione Ostiense e al Porto Fluviale, ha fermato e intervistato gente di quartiere, ha registrato volti, ha preso a campione strutture, ha confrontato il passato col presente. A Largo Randaccio, spiazzo famoso anche perché dal 1930 al 1940 ci abitò Alberto Sordi, e perché c´è nato Enrico Montesano, ha catturato immagini e voci della signora Gilda Marcocci di 93 anni forte della memoria delle traversie della guerra («Durante le persecuzioni razziali del fascismo noi di questa piazza abbiamo nascosto un´intera famiglia di otto persone»), della figlia Laura Benni di 51 anni che è insegnante («Ho traslocato, ma poi sono voluta tornare: mi mancava questo verde e l´umanità che solo qui esiste»), e della nipote Valeria Moccia di 17 anni («Un´isola felice, a volte troppo silenziosa»). E la troupe di Mauro Conciatori ha dato la parola anche a due giovani agguerriti pierre della zona: Mauro Gerbasio e Valerio Benacqua, 32 anni tutti e due, hanno inventato un sito internet, www. rionegarbatella. it, che racconta la storia del quartiere.
kamomilla aggiunge che si sono dimenticati di me e lottootto che da qualche anno divulghiamo la Garbatella ma non fa niente, l'importante è parlare di Lei.
sabato 16 marzo 2013
Montagnola: tra occupazioni e autopompe alla scoperta della Brigata Garbatella
Dal terremoto dell'Aquila e di Ferrara all'esondazione del Tevere, la Prociv Arci è sempre stata operativa. E per il presidente della Brigata Garbatella: "Anche i lavoratori in lotta, per noi, sono un'emergenza"
Nella sede del Municipio XI, da un po’ di tempo è stata allestita un’unità anticrisi. Si tratta di un casotto, all’interno del parcheggio di via Benedetto Croce 50, dove è già presente l’Associazione Millennium, presto l’ARES 118 e, sin dalle prime ore, la Brigata Garbatella della Prociv Arci. “Io sono un dipendente del Comune di Roma, faccio il cuoco in un asilo nido – ci spiega subito Cristiano Bartolomei, Presidente della Prociv Arci Brigata Garbatella – dopo il lavoro, metto a disposizione il mio tempo libero, per interventi di prevenzione e pianificazione nel territorio, ma non solo”.
IL VOLONTARIATO - La storia della Prociv Arci, nasce negli anni 80, “anche se nel ’50 con il Polesine e nel ’66 a Firenze, la Prociv era già intervenuta, ma senza volontari già formati” ci informa Bartolomei. La differenza, in effetti, risiede nel fatto che adesso, pur trattandosi sempre di volontari, si viene sottoposti ad una sorta di addestramento. “La formazione dovrebbe farla un ente, senza un costo per noi volontari, ma purtroppo non è così e ci autoformiamo - afferma Bartolomei, che poi aggiunge - L’autopompa, ad esempio, abbiamo imparato ad usarla lungo gli argini del Tervere, da soli, stessa cosa per la pompa sommersa. E poiché i corsi vanno dai 50 ai 130 euro a volontario, a volte dobbiamo autotassarci per poterli fare”.
LE CALAMITA’ E GLI INTERVENTI - Per quanto riguarda le iniziative più significative, che spaziano dall’intervento post terremoto nella provincia de L’Aquila e di Ferrara, ma anche per l’esondazione del Tevere, Bartolomei ne elenca tre, realizzate nel territorio. “Abbiamo fatto una giornata con i bambini di Rebibbia che vivono con le mamme. Per noi è stato molto importante, riuscire a far sentire coccolati quei bambini, almeno per qualche ora. Quell’esperienza la metto al primo posto – ammette Bartolomei - La seconda è stata con gli Afgani, in quel caso facendo pranzi e quanto era possibile fare all’epoca, quando ancora stavano al binario 15, portando nel giro di un anno e mezzo circa 400 coperte , quando ancora stavano al binario 15”.
I LAVORATORI IN LOTTA - Ma non ci sono soltanto interventi di questo tipo, nell’agenda della Prociv Arci Brigata Garbatella “Un altro fattore per noi molto importante è quando i lavoratori sono in lotta, perché per noi è un’emergenza anche quella. Si veda il caso del CTO con la tenda montata e le coperte che abbiamo portato o ai lavoratori del Santa Lucia, quando occuparono la Colombo ed insieme al presidente Catarci portammo loro da mangiare e da bere. O nel caso dell’occupazione della basilica San Paolo, da parte dei Rom, cui abbiamo portato più 350 panini e 500 bricche di acqua, oltre che una tenda per i bambini”.
PORTE APERTE AI RESIDENTI - Tante iniziative, dunque, a contatto con un territorio cui, la Brigata Garbatella, insieme all’Associazione Millennium, mettono a disposizione tempo, risorse fisiche e, perché no, anche economiche. Da qualche settimana sono di stanza, come anticipavamo, all’interno del parcheggio municipale di via Benedetto Croce. “Siamo qui tutti i giorni” ci ricorda Bartolomei che, quando gli chiediamo cosa si senta di domandare ai residenti ci risponde: “Noi non vogliamo aiuti economici, né altro. Vorremmo solo che ci venissero a conoscere per diventare, magari, a loro volta volontari. Ed a tal proposito, studenti e disoccupati – chiude con fare bonario Bartolomei - lo abbiamo messo per iscritto, non pagano le divise”.
Fonte Romatoday.it
domenica 3 marzo 2013
Garbatella Bridge - Il cavalcaferrovia
Foto di Tiziana V. |
Un ponte è una struttura utilizzata per superare un ostacolo naturale o artificiale, che si antepone alla continuità di una via di comunicazione. Avremo dei ponti propriamente detti se l'ostacolo è rappresentato da un corso d'acqua, avremo dei viadotti se l'ostacolo è una vallata (discontinuità orografica), avremo dei cavalcavia se l'ostacolo è rappresentato da un'altra via di comunicazione dello stesso tipo di quella attraversante.
Del cavalca ferrovia sulla linea Roma-Ostia e della metro B, ne avevamo sempre sentito parlare. Sulle vecchie mappe della Garbatella, era anche segnato tratteggiato. Se ne parlò, molti sperarono di vederlo finito, per averne un ritorno nelle loro attività commerciali. Poi non se ne parlò più. Era diventato un'utopia, in piccolo, fu la nostra “Salerno-Reggio Calabria”. Parole e parole ma nulla di più.
Il mio amico lottootto , scrisse sul suo blog: “Un mondo...nel mondo di roma”, il 9 dicembre 2011, quando la costruzione del ponte era ormai una certezza:
“Mio Padre, che nel 1964 avviò un negozio di elettricità (si chiamava così allora) a Via Badoero, dove non c'era nulla di quello che c'è ora, ma campagna aperta, mi diceva, che avrebbero fatto da lì a poco un ponte che avrebbe allungato la Circonvallazione Ostiense fino alla via Ostiense, proprio perchè erano collegati anche i nomi delle due vie, aggiungeva che le macchine di passaggio sarebbero aumentate e quindi il negozio si sarebbe avviato meglio.
Beh, siamo nel 2011 sono passati 50 anni, ... (vabbe ne mancano 3 a 50 anni), mio padre non c'è più, il negozio nemmeno, le macchine sono troppe sto ponte prende forma, bisogna dire che in Italia le cose una volta decise... cotte e magnate, si fanno subito.
C'è chi dice che Mejo tardi che mai !! questione di vedute.”
Del cavalca ferrovia tra la Circonvallazione Ostiense e la via omonima, si parlava già nel anni sessanta, era stato previsto dal Piano Regolatore Generale del 1962, ma non fu mai portato a termine. Il ponte avrebbe dovuto collegare la via Cristoforo Colombo con l'Ostiense. Se ne era iniziato a parlare, a livello urbanistico, già nel 1939 ma l'idea restò tale per molti, molti anni.
Solo nel 2003-2004 è iniziata però l'elaborazione del progetto e l'approvazione è avvenuta tra il 2006 e il 2009. Alla conclusione della gara d'appalto l'opera è stata assegnata all'impresa Cimolai. Non appena iniziati i lavori di bonifica del terreno sono intervenuti i funzionari della Sovrintendenza Archeologica che li hanno interrotti per terminare una campagna di sondaggi su alcune aree non ancora esaminate della zona.
Tutto questo ha causato forti ritardi, ed infatti solo nel maggio 2010 è iniziata la realizzazione effettiva del ponte.
L'opera, disegnata dall'ingegner Francesco Del Tosto s'ispira al ponte de la Barqueta di Siviglia, i cui autori sono Juan Arena e Marcos Pantaleon, e per i ponti ad arco dell'Architetto Santiago Calatrava, in particolare al puente Almeda di Valencia.
Ponte Almeda - Valencia |
In questo caso romano, il progetto esecutivo del ponte ha subito delle modifiche geometriche piuttosto marcate come l'arco reticolare che riprende la tipologia strutturale reticolare del Gazometro. La tipologia dell'arco è stata scelta perchè sia nel sottosuolo della circonvallazione Ostiense che in quello di via Ostiense e di via Benzoni è presente il collettore del fiume Almone che è costituito da una galleria in muratura di 10 metri di diametro oltre alla presenza di altri impianti fognari. Inoltre sarebbe risultato molto difficile poter lavorare nell'area ferroviaria senza interrompere la metropolitana e la linea per Ostia, di conseguenza si è giunti alla soluzione dell'arco con soli tre punti d'appoggio.
E' composto da una piattaforma stradale costituita da due carreggiate separate, ciascuna con tre corsie per senso di marcia. È stata ricavata anche una pista ciclabile (ai lati di entrambe) larga circa un metro e mezzo.
L'architettura del nuovo ponte, con i suoi 160 metri di sviluppo longitudinale, disegna un complicato arco di tubi bianchi che passano a meno di un metro dalla linea aerea del treno e raggiunge una altezza di circa 125 metri.
Il design della struttura reticolare, reso possibile grazie alle tecniche più avanzate di elaborazione grafica, è esaltato dalle luci Led. Per il progetto sono stati impiegati gli apparecchi Led Ledway Road di Cree, che si integrano perfettamente con l’ambiente circostante. Il progettista, l’architetto Francesco Bianchi, ha assegnato un ruolo fondamentale all’illuminazione del ponte e della strada sottostante, lavorando con soluzioni a Led di ultima generazione. Per l’intero progetto sono stati utilizzati in totale 45 apparecchi, di cui 8 su strada, 24 sul ponte, 13 nei parcheggi sottostanti.
La struttura, dalla progettazione alla realizzazione ha diviso i pareri degli abitanti del quartiere. Molti l'aspettavano da anni, altri ne criticano l'impatto visivo poco consono all'architettura del quartiere e la scarsa utilità, visto che i mezzi pubblici di superficie non possono passarci per le difficoltà di manovra nell'imboccarlo. Si dice perciò che il ponte, non abbia risolto il problema traffico su via Benzoni e via Pellegrino Matteucci.
Comunque sia, tra polemiche inevitabili e ritardi, il ponte è operativo e a mio parere, del tutto personale, dona una caratteristica futurista a una Garbatella in evoluzione, con un piede nella sua storia recente e uno proteso nel nuovo. Molto scenografica l'illuminazione notturna che regala alla zona, l'atmosfera di capitale europea. Bello ed anche utile per chi proviene dalla Colombo e vuole immettersi direttamente nell'Ostiense.
A dicembre 2012, il ponte, è stato intitolato a Settimia Spizzichino, unica sopravvissuta ai rastrellamenti del Ghetto ed alla conseguente prigionia nel campo di Auschwitz.
Questo post, è stato già pubblicato da me nel mio blog: Pensieri in Chiaro Scuro
Fonti:
Cara Garbatella.it
illuminotecnica.com
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