sabato 25 maggio 2013

il CTO è salvo




L’ospedale traumatologico Alessio Alesini ed il suo personale medico e paramedico, possono cominciare a tirare un sospiro di sollievo. Di oggi è la notizia, infatti, di un raggiunto accordo con l’INAIL che permetterà al CTO di ripartire con un progetto finalizzato al suo rilancio, integrandone l’offerta di servizi.

“Il centro sinistra mantiene le promesse e grazie all’intervento del  Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, l’ospedale CTO della Garbatella è salvo – premette in una nota congiunta Andrea Catarci, candidato di Roma Bene Comune al Municipio e Antonio Bertolini (PD) consigliere municipale delegato alla Sanità  - Quest’oggi – aggiungono i due - è stato sottoscritto un protocollo d’intesa tra l’Ente Regionale e l’INAIL per la realizzazione di ambulatori e laboratori protesici, che si insedieranno in un’intera ala dell’ospedale.”

Si tratta di una prima, importante, boccata di ossigeno per centinaia di medici ed operatori interni ed esternalizzati, che lavorano nella struttura in agitazione dai primi di dicembre. Ma è indubbiamente una buona notizia anche per le migliaia di residenti che, nel Centro Traumatologico di via S. Nemesio hanno sempre confidato. “Il cambiamento di rotta è radicale, rispetto a quello che la precedente amministrazione guidata dalla Polverini stava per perpetrare, cancellando uno dei diritti fondamentali previsti dalla nostra costituzione: il diritto alla salute – sottolineano Catarci e Bertolini- Infatti, il presidente Zingaretti è riuscito a fare in pochissimi giorni quello che il centro destra non ha nemmeno provato a realizzare nel tempo del suo governo alla Regione.”

“Questo è il primo passo fondamentale per rilanciare il CTO – ammette il minisindaco -  punto di riferimento della Sanità Regionale, cittadina e presidio locale indispensabile per gli interventi ortopedici. Il tutto avviene all’insegna di alcune parole chiave: riqualificazione e pieno utilizzo delle strutture ospedaliere, integrazione dei servizi – recentemente abbiamo registrato anche la proposta di Catarci di realizzarvi dei parcheggi a rotazione -  investimenti nel pubblico possibili pur nell’attuale congiuntura. Ora non resta che liberare Roma da cinque anni di malagestione del governo del centro destra e di Alemanno” concludono Catarci e Bertolini.

Fonte www.romatoday.it

giovedì 23 maggio 2013

Enrico Mancini

 
Targa commemorativa in Via Percoto 5


Leggendo il libro di Adelio Canali: "Una Terrazza sulla Garbatella", che racconta il quartiere degli anni trenta e quaranta e tocca in modo drammatico, l’episodio delle fosse Ardeatine, mi sono ricordata della testimonianza fatta dal figlio di uno dei martiri della Garbatella: Enrico Mancini. Suo figlio Riccardo, con dolore e rabbia, racconta l’episodio del suo arresto nel book Percorsi, distributo un paio di anni fa nel quartiere.
Dopo il suo arrivo nella capitale, frequentò le elementari a Testaccio. Presto Enrico aveva dovuto lavorare. Apprendista in una falegnameria, aveva appreso molto bene il mestiere, specializzandosi come ebanista. Lasciato il lavoro perché chiamato alle armi, aveva combattuto nella Prima guerra mondiale. Ne era tornato con il grado di sergente maggiore del Genio, una medaglia di bronzo e una croce di guerra e si era messo in proprio, aprendo una falegnameria nella zona di Porta San Paolo. Negli anni venti, il suo rifiuto di aderire al fascismo gli costò l'incendio del laboratorio e del negozio di mobili, ma Mancini, nonostante i sei figli da crescere, non si piegò

Nel frattempo, espulso dalla casa di Via Bodoni a Testaccio, gli fu assegnato l'alloggio-ghetto della Garbatella: agli “Alberghi", Lotto 43 delle case popolari in Via Percoto. Due stanze per otto persone con lungo corridoio, gabinetti e cucina in comune con altre famiglie di sfrattati.

Nel 1942, si era ormai dedicato al commercio di mobili, fu tra i primi a Roma ad aderire al Partito d'Azione, coordinandone l'attività clandestina tra Testaccio, l'Ostiense e la Garbatella e subito dopo l'8 settembre entrò nella Resistenza, assumendo funzioni dirigenti nella Brigata Garibaldi. Mancini si impegnò nel dare aiuto economico ai perseguitati politici, nell'organizzare i militari sbandati, nel mantenere i collegamenti con i partigiani alla macchia, nel rifornire di armi e di materiale di propaganda i gruppi della Resistenza.
 

In Via Mario de' Fiori, aprì un ufficio di rappresentanza commerciale agricola: comprava in campagna e rivendeva ai dettaglianti. In quell'ufficio raccontano i figli, facevano capo dirigenti del partito d'azione.
Poi, dopo l'8 settembre 1943, svolse un'intensa attività di collegamenti a Roma e fuori.
Un'attività preziosissima, che fu bloccata il 7 marzo del '44, quando i fascisti della banda Koch prelevarono Mancini nel suo ufficio, lo portarono nella famigerata Pensione Oltremare e di lì nella Pensione Iaccarino dove, nonostante dodici giorni di torture, non riuscirono ad estorcergli informazioni. Rinchiuso, il 18 marzo, nel terzo braccio di Regina Coeli in attesa di processo.


Ricorda il figlio Riccardo:
“Al centro di Roma, la banda fascista del famigerato dottor Kock, aveva circondato il palazzo di Via Mario de Fiori e dall’ufficio commerciale, veniva portato fuori mio padre, a furia di percosse veniva caricato su una macchina nera e portato alla Pensione Oltremare, al n. 2 di via Principe Amedeo, una palazzina che i fascisti avevano attrezzato come prigione e sala di tortura.  Quello stesso 7 marzo del 43, qualcuno forse per 5 mila lire, vigliaccamente, aveva venduto mio padre ai fascisti … Io avevo cinque anni, non capivo perchè
per molti giorni un mare di gente continuava a riempire casa mia, per portare solidarietà a mia madre. A volte, verso sera, per un po’ di tempo mi andavo a sedere ai gradini della grande scalinata che porta all’ingresso principale del 3° Albergo. Anche lì non riuscivo a capire perché mio padre non veniva più a dirmi la solita, simpatica e innocente bugia. Quando lui tornava dal lavoro io da quella scalinata lo vedevo subito, allora gli correvo incontro, lui mi afferrava a due mani, mi sollevava in aria e mi diceva quasi gridando: ecco il più bello d’Europa!…”.


Fucilato alle Fosse Ardeatine il 24 marzo del 1944, il suo corpo quando venne riesumato, presentava i segni delle torture subite.
Alla moglie fu restituito un solo effetto personale e fu con quello in mano, che Adelio Canali, che li conosceva, la trovò piangente e disperata con l’unica cosa che le era rimasta di suo marito.



In memoria di tutti i martiri delle Fosse Ardeatine, voglio pubblicare qui, una poesia di mia madre, che visse in quei tempi terribili, udì le esplosioni causate dai tedeschi nel tentativo di occultare la strage e in seguito, partecipò, con tanti della Garbatella, ad una muta processione per andare a vedere cosa fosse successo, scoprendo un’orrenda verità. Per lei appena adolescente fu uno shock terribile che l’ha segnata per tutta la vita.


Le fosse ardeatine

Il giorno che scoprimmo
le “Fosse Ardeatine”,
fu quello in cui udimmo
lo scoppio delle mine.

La gente, costernata,
correndo per la strada,
gridava a perdifiato:
“quanta gente hanno ammazzato!

Laggiù… Dentro certe grotte
l’hanno portati,figli di m.…..te!”.
Con mia madre, ci mettemmo appresso
per vedere che cosa era successo.

Li vedemmo; stavano ammassati
come immondizia,ancora incatenati.
Nella spelonca, d’ogni onore priva,
una pietosa nebbia li copriva.

Fra di loro, fiori calpestati,
due fanciulli, da casa prelevati
mentre erano nello studio intenti;
in via Rasella… Brutti delinquenti!

La gente guardando inorridita
assisteva allo scempio della vita.
All’epoca ero appena adolescente
ma ce l’ho sempre fisso nella mente.

E’ mai possibile che quattro mentecatti,
possan così, decidere per tutti
e sterminare le popolazioni?
Dio mio, perché tante tribolazioni?

Soltanto Tu che sei bontà infinita,
puoi dare e puoi riprendere la vita!





Ivana C.
 
Fonti: Storia di un quartiere negli anni terribili del fascismo di Cosmo Barbato
Una terrazza sulla Garbatella di Adelio Canali
Testimonianza di Riccardo Mancini su Percorsi.
anpi.it




sabato 18 maggio 2013

er "Sor Giulio"


"Sor Giulio" è stato per tanti anni il portiere del Lotto Otto, e in pensione da tanti anni ormai, sostituì il "Sor Alfredo" quando ancora ero piccolo e con lui ci sono cresciuto.
Me lo ricordo mentre fischiava per mandarci a casa
Me lo ricordo mentre ci prendeva i palloni che usavamo per giocare nel cortile
Me lo ricordo a cavalcioni delle finestre mentre montava le staffe per tenere i fili per stendere i panni
Me lo ricordo mentre litigava con grinta contro gruppi di ragazzi che entravano nel lotto
Me lo ricordo mentre preparava i tappeti per qualcuna del lotto che si sposava
Me lo ricordo mentre annaffiava i giardini del lotto e quanto erano floridi allora grazie a lui.
Me lo ricordo mentre nel suo essere diretto e schietto ti dava un consiglio 

Il Sor Giulio ha deciso di lasciarci, stamattina i funerali.
Ciao Sor Giulio grazie di tutto.

Luciano

venerdì 17 maggio 2013

La centrale Montemartini

L’Azienda Elettrica del Governatorato di Roma. Interno della sala macchine della centrale termoelettrica “Giovanni Montemartini”

L'energia elettrica fece le sue prime prove a Roma nel 1882 con le lampade ad arco accese dalla Società Anglo Romana nel piazzale della Stazione Termini. Il 30 ottobre 1886 fu illuminata piazza Colonna.
Affermatasi definitivamente nel 1897 l’energia elettrica, la sua erogazione e distribuzione sarà sottratta al monopolio dell’“Anglo Romana” - la potente società concessionaria privata che a Roma gestiva senza concorrenti il servizio di illuminazione pubblica fin dall’epoca pontificia - per iniziativa dell’amministrazione Nathan.
La coalizione progressista rappresentata dal sindaco Ernesto Nathan aveva vinto le elezioni nel novembre 1907 con un programma elettorale i cui punti qualificanti erano la creazione delle aziende municipali dell’elettricità e dei trasporti ma anche una nuova urbanizzazione della città, con la costruzione di fabbriche e nuovi centri abitati.


Giovanni Montermatini




All’istituzione dell’“Azienda Elettrica Municipale” si diede avvio - in applicazione della giolittiana legge 29 marzo 1903 n. 103 che consentiva ai comuni l’assunzione diretta dei servizi di pubblica utilità – con il progetto d’impianto ed esercizio della centrale elettrica presentato dall’assessore al “Tecnologico” Giovanni Montemartini, approvato dal Consiglio Comunale il 22 maggio 1908 e sanzionato dal voto favorevole dei cittadini romani nel referendum indetto il 20 settembre 1909.

L’Azienda municipale divenne una realtà operante nel 1912 con la realizzazione della centrale termo-elettrica nell'area industriale dell'Ostiense. Nello stesso periodo venivano realizzati i  mercati generali e il Gasometro.
L’imponente Centrale fu progettata dall’ingegner Puccioni, assieme agli ingegneri Carocci e degli Abati e venne intitolata al professor Montemartini, Assessore al Tecnologico della Giunta Nathan.





La centrale fu a carbone, per la produzione di vapore che potesse alimentare le turbine. La vicinanza con il Tevere fu scelta proprio per l'approvvigionamento idrico. Inizialmente il progetto prevedeva da parte delle Ditte Franco Tosi e Bollinger, la realizzazione di ben sei turbine a diesel, ma ritenuto troppo ambizioso il progetto iniziale non fu mai interamente realizzato, alla sua inaugurazione era stata installata solamente una turbina a vapore. Nel corso degli anni venne ampliata e vi furono installate nuove macchine, ma fu solo nel 1935 l’installazione della centrale che venne terminata, e lavorò a pieno regime fino al 1963, quando fu completamente dismessa.
Seguirono anni di abbandono, sorte seguita anche dal Gazometro, dal Mattatoio e da altre fabbriche della zona, fino al 1995.
Nel 1997 con il trasferimento di centinaia di sculture in occasione della ristrutturazione di ampi settori del complesso capitolino per infiltrazioni d'acqua, fu allestita la mostra "Le macchine e gli dei", accostando due mondi diametralmente opposti come l'archeologia classica e l'archeologia industriale.
In un suggestivo gioco di contrasti accanto ai vecchi macchinari produttivi della centrale sono stati esposti capolavori della scultura antica e preziosi manufatti rinvenuti negli scavi della fine dell'Ottocento e degli anni Trenta del 1900, con la ricostruzione di grandi complessi monumentali e l’illustrazione dello sviluppo della città antica dall'età repubblicana fino alla tarda età imperiale.
L’adeguamento della sede a museo, il restauro delle macchine e la sezione didattica del settore archeo industriale sono stati realizzati dall’Acea.
Lo splendido spazio museale, inizialmente concepito come temporaneo, in occasione del rientro di una parte delle sculture in Campidoglio nel 2005, alla conclusione dei lavori di ristrutturazione, è stato confermato come sede permanente delle collezioni di più recente acquisizione dei Musei Capitolini.
Nei suoi spazi continua il lavoro di sperimentazione di nuove soluzioni espositive collegato alla ricerca scientifica sui reperti; l'accostamento di opere provenienti da uno stesso contesto consente anche di ripristinare il vincolo tra il museo e il tessuto urbano antico.
Il museo stesso è inserito all'interno di un più ampio progetto di riqualificazione della zona Ostiense Marconi, che prevede la riconversione in polo culturale dell'area di più antica industrializzazione della città di Roma (comprendente, oltre alla centrale elettrica Montemartini, il Mattatoio, il Gazometro, strutture portuali, l'ex Mira Lanza e gli ex Mercati Generali) con il definitivo assetto delle sedi universitarie di Roma Tre e la realizzazione della Città della Scienza.

Musa Polimnia - Centrale Montemartini Roma
Da originale di età ellenistica
Marmo, cm 159.
Datazione: 175-200 d.c.

Dei tanti reperti archelogici qui presenti, quella che colpisce di più e ritenuta un po' l'emblema del museo, è la musa Polimnia.
 

Polimnia o Polinnia è una figura della mitologia greca, una delle nove Muse, figlie di Zeus e Mnemosine, raffigurata come una giovane donna dall'aspetto devoto, avvolta da velo e mantello, con il capo cinto da una corona di perle. 
Polimnia è la Musa protettrice dell'orchestica, della pantomima e della danza associate al canto sacro e eroico.


Talvolta viene associata anche alla retorica, la memoria, la geometria e la storia. A Polimnia sono attribuite le invenzioni della lira e della agricoltura. Platone cita una leggenda che considera Polimnia madre di Eros.









Fonti: archiviocapitolino.it
centralemontemartini.org

Foto della centrale in apertura: archivio capitolino
Tutte le altre foto: centralemontemartini.it

mercoledì 15 maggio 2013

maniaco tenta di trascinare ragazzino nel parco: salvato dalle grida di una donna

Fonte Il Messaggero 




Undici anni, strattonato per diversi metri in via Roberto Scott. Passaparola tra le mamme del quartiere: «Attenti a quell'uomo» 


 Le mani che stringono le braccine, la forza incontrollabile che fa trascinare i piedini, il terrore che affoga ogni sibilo nel silenzio più buio, gli occhi sbarrati sperando che mamma e papà siano lì e dicano semplicemente: «E' stato solo un brutto sogno». A spezzare l'orrore le grida disperate di donna: «Lascialo stare! Lascialo stare!». L'uomo che poteva cambiare per sempre la vita di un bambino di 11 anni scappa, il piccolo è salvo. Orrore lunedì pomeriggio alle 19,30 circa alla Garbatella. 

«Vieni bambino, ti faccio vedere la mia auto nuova» ha detto quell'uomo al piccolo che tornava a casa dopo aver trascorso ore spensierate con amichetti nell'oratorio della parrocchia di Santa Francesca Romana in via Luigi Capucci. I ragazzini si allontanano dal pomeriggio spensierato, devono tornare tra le braccia di mamma e papà. Al piccolo la mamma raccomanda sempre: «Non tornare da solo, fai la strada insieme ai tuoi amici e non passare vicino al parco». 

Il parco di via Roberto Scott infatti è isolato, c'è qualcuno che porta il cane spasso, chi fa footing ma è un luogo considerato «pericoloso» per i piccoli non accompagnati. L'undicenne dà retta alla mamma, percorre la strada del ritorno insieme ai compagni di giochi, ma passano per via Roberto Scott, è la strada più breve e credono che quella sia una giornata come tante altre. 

Ma quella non è una giornata come tante altre. Il piccolo saluta gli amici che abitano a pochi metri dal suo portone in una via vicina, deve percorrere ancora qualche passo prima di riabbracciare i genitori. Ed è in quel momento, mentre è solo in strada, che sente prima una voce e poi le braccia strette da una morsa: «Vieni bambino, ti faccio vedere la mia nuova auto, è bellissima» dice l'uomo che poco dopo inizia a strattonare il piccolo per diversi metri. L'uomo verrà descritto molto alto, di carnagione scura. 

In quell'area, a pochi metri c'è proprio il parco, quel parco che di sera mette paura alle mamme della zona, quell'area verde in cui, dice la gente del quartiere, da qualche giorno dorme uno strano uomo all'interno dell'area riservata ai cani. A salvare il piccolo è stata una donna che stava portando a spasso il suo cane: «lascialo stare!» ha gridato con tutta la sua forza. 

Nel quartiere c'è allarme per quel tentativo di rapimento. «Sto allertando tutte le mamme – dice una barista della zona – è una cosa orribile, fortunatamente c'era quella signora con il cane, altrimenti chissà cosa succedeva». Per le vie del quartiere, una zona residenziale poco trafficata oggi c'è paura. «Gli scippi ci sono ma un'aggressione a un bimbo, questo mai, non era mai successo – dicono i residenti – è soprattutto il parco a preoccuparci, è una zona isolata, lontana dal traffico e quando diventa sera è meglio non avvicinarsi». 

Intanto il passaparola tra le mamme è già partito: «I bambini mai soli in strada, anche se è ancora giorno».

venerdì 10 maggio 2013

Alla Cesare Battisti arriva un eco-compattatore per la raccolta differenziata









Che sia necessario invertire le modalità di raccolta dei rifiuti, ormai sembra esser divenuto un patrimonio acquisito, in  maniera trasversale rispetto agli schieramenti politici. Un passaggio importante, nell’auspicato cambio di paradigma nella gestione dei rifiuti, è dato dalla sensibilizzazione, già in tenera età, verso le pratiche migliori da mettere in campo, per invertire una tendenza al consumo ed allo spreco, da più parti criticata.

Nel municipio VIII, ex XI, già dalla giornata di lunedì, è stato compiuto un primo importante passo. “Da oggi gli oltre 500 studenti della scuola Cesare Battisti di Garbatella, il personale e i familiari hanno a disposizione un eco-compattatore, per promuovere la raccolta differenziata dei rifiuti ed in particolare della plastica e dell’alluminio – spiega il Presidente del Municipio Andrea Catarci -  Il Macchinario è stato fornito gratuitamente da un’azienda privata che in collaborazione con la scuola ha anche elaborato un sistema a punti con cui premiare i bambini attraverso gadget e sconti, proporzionalmente ai materiali conferiti.” - dichiara Andrea Catarci, Presidente del Municipio Roma XI e candidato di Roma Bene Comune per la Presidenza del Municipio Roma XI (ora VIII)  

Spesso si parla di scuole, e particolarmente di quelle pubbliche, in funzione del degrado, della fatiscenza infrastrutturale che, purtroppo, è un elemento spesso presente in tanti territori capitolini, Questa volta, però, va registrato un interessante inversione di tendenza. “Dalla scuola pubblica viene un importante ed eclatante esempio – sottolinea Catarci -  Capace di sopravvivere a decenni di tagli indiscriminati perpetrati dai governi nazionali, pur nelle difficoltà in costante aumento riesce a svolgere quel ruolo di educazione insostituibile in tutti i campi, compresa la questione rifiuti. L’eco-compattatore aiuta a promuovere tra i più piccoli una maggiore attenzione nella raccolta dei rifiuti, con l’auspicio che contaminino positivamente le famiglie.”

Foto presa dal web
Fonte 
www.romatoday.it

martedì 7 maggio 2013

Ar Massimo la posso portà alla Garbatella ... 125 scatti e nun ce pensamo più !!



Da una idea presa su Sgarbatella (repubblica) ri proponiamo due grandi attori, Paolo Panelli e Bice Valorli, che parlano di cosa??
della Garbatella!!!

sabato 4 maggio 2013

Toponomastica


Un pomeriggio afoso, passeggiavo per la Garbatella e guardando distrattamente la targa di una via, ho pensato, ma chi era costui? Nomi come Benedetto Brin, Macinghi Strozzi, Magnaghi, Bartolomeo Romano… Fanno parte della toponomastica del quartiere. Uomini e donne che hanno attraversato la storia d’Italia, lasciando il loro nome impresso su una targa di marmo. La distrazione e lo scorrere del tempo però, hanno fatto dimenticare l’uomo, lasciando soltanto un nome scolpito che viene associato alla strada e alle case che fanno parte del nostro quotidiano.
Iniziamo insieme questa passeggiata tra le vie della Garbatella come fosse però un viaggio nella storia.
Siamo a Piazza Benedetto Brin, il nucleo storico. Brin, come molti altri personaggi, che hanno dato nome alle vie del quartiere, è legato al mondo della marina italiana.

Benedetto Brin
Nato a Torino nel 1833 è stato un ingegnere, militare e politico italiano, prestò la sua opera in ambito navale, come generale, fu ministro degli esteri e ministro della Marina.
Brin viene tuttora ricordato per essere stato uno dei maggiori ingegneri navali del suo tempo, forse il più innovativo del mondo. Al suo genio, si devono le corazzate Duilio e Dandolo, la cui costruzione allarmò addirittura la Royal Navy Britannica.
In seguito Brin progettò anche le grandi corazzate veloci Italia e Lepanto. Grazie a energiche personalità come Brin, si arrivò a portare a termine la costruzione di una potente flotta nonché a favorire la crescita tecnologica dei cantieri navali italiani.

Ci troviamo ora a Largo Giovanni Ansaldo, la targa ne porta soltanto il nome ma la storia ci dice che è stato un imprenditore, ingegnere, architetto e accademico italiano.  Rimise in piedi l’industria siderurgica che poi da lui prese il nome, grazie anche alle sue conoscenze politiche. Fu la pietra miliare della storia del lavoro industriale in Liguria. Inizialmente l’azienda era specializzata nella costruzione di locomotive, in seguito si occupò di navi. Luigi Orlando, che ha dato il nome all’omonima via, fu altro grande industriale italiano di metà ottocento,  assieme ai fratelli Salvatore, Paolo e Giuseppe, fondò il cantiere navale Orlando. Inoltre Luigi, prima di rilevare la fabbrica livornese, era stato direttore dell'Arsenale di Genova, divenuto in seguito il Cantiere Odero, acquistato da Nicolò Odero, altro industriale navale ed altra via della Garbatella.
E via Magnaghi? Cosa ci svela la storia?
Giovanni Battista Magnaghi nato a Lomello in provincia di Pavia, nel marzo 1839. 
Manifestata da ragazzo l'inclinazione per la vita di mare, i genitori lo assecondarono cosicché, nel 1851, presentato dal Conte di Cavour, amico di famiglia, entrò nella scuola di Marina di Genova da dove, nel 1855, usciva con il grado di guardiamarina. La sua carriera militare fu poi in rapida ascesa.
Si occupò principalmente di idrografia, iniziando a studiare i principali enti europei. Diresse poi numerosi enti italiani per l’idrografia del nostro Paese. Fu nominato membro della Commissione Geodetica, collaborò a numerose determinazioni astronomiche per contribuire allo studio della forma della terra ed alla misurazione del meridiano.
La sua creazione più originale e più ingegnosa fu il correntometro, fondamentale per gli studi idrografici, tanto apprezzato dagli specialisti che gli Inglesi ne vollero i disegni per riprodurlo integralmente.
Nel 1894 fu promosso Vice ammiraglio e nel 1899 fu decorato con medaglia d'oro al merito scientifico, venendo di lì a poco nominato senatore. Morì il 21 giugno 1902.

Partiamo poi, per altro itinerario storico. Ci troviamo a Piazza Bartolomeo Romano, davanti al Palladium, proseguiremo per via Fincati, passando per Piazza Pantero Pantera, una puntatina per via Alessandro Cialdi, per finire poi in via Ferrati. 
Crescenzio Bartolomeo Romano, detto semplicemente Bartolomeo Romano, fu scrittore ed esperto di cose marine, vissuto nel 1600, come il contrammiraglio, Luigi Fincati, vissuto nel XIX secolo, anche lui scrittore marittimo, autore degli aforismi militari. Il generale Edgardo Ferrati, progettò navi da battaglia. Pantero Pantera che scrisse della vita sulle galee.
Alessandro Cialdi, di Civitavecchia, della marina dello stato Pontificio, organizzò e diresse una spedizione in Egitto, risalendo il Nilo, poi, nel 1842, condusse a Roma dall'Inghilterra tre navi a ruote per la navigazione controcorrente sul Tevere, allora importante via commerciale con i suoi due approdi di Ripa Grande e Ripetta al centro di Roma. A questi tre piroscafi, presto se ne aggiunse un quarto, il Roma che, sotto il comando di Cialdi, prese parte, nel 1848, alla prima guerra d'indipendenza.
Partiamo poi da Largo delle Sette Chiese per giungere a Via Alessandra Macinghi Strozzi, come riporta la targa, giriamo per via Rosa Raimondi Garibaldi,  Via Rosa Guarnieri Carducci, per giungere nell’ombrosa piazza Caterina Sforza. Questa parte del quartiere è dedicata alle grandi figure femminili.
Alessandra Macinghi Strozzi, nata a Firenze da una famiglia di mercanti, discese, da parte materna, dalla nobile famiglia degli Alberti. A sedici anni, fu data in sposa a Matteo di Simone Strozzi, un mercante ed un uomo di lettere, appartenente alla nobile famiglia fiorentina degli Strozzi. Nel 1434, sospettato di opporsi alla famiglia dei Medici, Matteo di Simone Strozzi fu condannato all'esilio, ed Alessandra lo seguì, con i loro otto bambini. L'anno successivo il marito e tre dei figli morirono, lasciando la giovane vedova nel difficile compito di crescere, da sola, una famiglia così numerosa. 
Per estinguere i debiti della famiglia, e procedere al pagamento delle tasse, la giovane donna fu costretta a vendere ed affittare gran parte delle sue proprietà, e ad entrare nel commercio di alcuni beni, vettovaglie e generi alimentari. 
Ma la vita di Alessandra Macinghi Strozzi, non aveva finito di metterla alla prova. Man mano che i suoi tre figli maschi raggiunsero l'età dell'adolescenza, vennero esiliati, in virtù dell'eredità paterna. Una legge fiorentina, del 1458, inoltre, allungò il periodo dell'esilio da cinque a venticinque anni. 
Da quel momento, Alessandra iniziò la missione della sua vita: vedere il ritiro del bando contro la sua famiglia. Attivò le sue conoscenze: amici di famiglia, ambasciatori, signori locali di Firenze, Napoli e Milano. Fece in modo di far sposare i suoi figli a donne fiorentine e cercò dei mariti adatti alle sue figlie. 
Quando finalmente, nel 1466, il bando fu revocato, i due figli ancora in vita tornarono a Firenze, e poterono recuperare una posizione di rilievo nella vita sociale della città. Così, grazie agli immensi sforzi compiuti dalla loro madre, per mantenere i rapporti della famiglia Strozzi, con il resto dei signori italiani, i figli di Alessandra riuscirono persino ad ingraziarsi Lucrezia Tornabuoni e suo figlio Lorenzo il Magnifico. 
A questa donna eccezionale, va inoltre l'illustre merito di essere l'autrice della prima collezione epistolare (1447-1470) in italiano, scritta da una donna.
Caterina Sforza è stata una nobildonna italiana, figlia illegittima di Galeazzo Maria Sforza, duca di Milano. Fu signora, insieme al marito Girolamo Riario, di Forlì e di Imola negli ultimi decenni del XIV secolo. Gli scrittori rinascimentali dicono che Caterina abbia superato per fama ogni altra donna del suo tempo. Istruita secondo i canoni umanistici ma si appassionò anche all’uso delle armi. Dopo il matrimonio, assieme al marito si trasferì a Roma, e dato il suo carattere socievole, in poco tempo fu conosciutissima dall’aristocrazia romana. Singolare il suo comportamento alla morte di Sisto IV. Tutti coloro che avevano subito dei torti dal suo governo si buttarono al saccheggio, portando per le strade di Roma disordine e terrore. La residenza dei Riario, palazzo Orsini di Campo de' Fiori, fu assalita, spogliata di ogni suo contenuto e quasi distrutta.
In questo momento di anarchia Caterina attraversò a cavallo la città per occupare, a nome del marito che ne era il governatore, la rocca di Castel Sant'Angelo. Da questa posizione e con i soldati che le obbedivano, Caterina poteva tenere sotto controllo il Vaticano e dettare delle condizioni per il nuovo conclave. Invano tentarono di persuaderla a liberare la fortezza, poiché la giovane nobildonna era ben decisa a  consegnarla solo al nuovo papa.

Rosa Raimondi è quella che nella memoria popolare è rimasta più impressa: la madre dell’eroe dei due mondi.
Infine parliamo di Rosa Guarnieri Carducci, moderna eroina. Nata Liberi, si era sposata e viveva a Roma. Dopo l’armistizio fu uccisa mentre tentava di opporsi all’arresto di un figlio. Ad analoghi episodi avvenuti nella Capitale, s’ispirò Roberto Rossellini per il film Roma città aperta. La motivazione della ricompensa al valor civile, concessa a Rosa Guarnieri il 3 gennaio 1947, recita: “Sulla porta della sua casa affrontava, con intrepido coraggio, una pattuglia nemica di tedeschi e fascisti, che ricercavano il suo figliolo per trarlo in arresto quale reo di antifascismo e, sfidando le armi puntate sul suo petto e le crudeli minacce, si opponeva con tutte le sue forze ai ferri degli aguzzini. Colpita da più colpi di pistola e di moschetto cadeva esanime al suolo ed immolava la vita dando un nuovo, luminoso esempio del patriottismo e del coraggio della donna e della madre italiana”.
Alla coraggiosa Rosa Guarnieri è stata intitolata una strada della Garbatella e, nel suo paese natale, le è stata dedicata una piazza. Porta il nome di Rosa Guarnieri Carducci anche un asilo di Grosseto.



venerdì 3 maggio 2013

1965 una foto storica!!




Questa è una foto storica !!
possiamo vedere Nino, Il Pollo , Musone e altri !! 
GRAZIE  Ninoooooo

giovedì 2 maggio 2013

Cesare Battisti 1967/68 maestra De Luca



Un grazie a Patrizia che ci ha dato questa foto da pubblicare.

Non si rassegna alla fine della storia con l'ex e l'aspetta armato sotto casa






Non si rassegnava alla fine della relazione sentimentale con la sua compagna, il 40enne romano, già noto alle forze dell’ordine arrestato dai Carabinieri della Stazione Roma Garbatella con l’accusa di atti persecutori e porto abusivo di armi. L’uomo, che già nei giorni scorsi aveva minacciato ed aggredito più volte la sue ex compagna, una 36enne, anche lei romana, ieri sera, dopo averla attesa sotto casa, in via Luigi Orlando, in zona Garbatella, l’ha aggredita, minacciandola nuovamente.

I Carabinieri intervenuti a seguito di una chiamata giunta al 112 hanno rintracciato e bloccato il violento ancora nei pressi dell’abitazione della donna. A seguito di perquisizione lo stalker è stato trovato in possesso anche di un coltello che è stato sequestrato. Arrestato dai Carabinieri il 40ennne è stato trattenuto in caserma in attesa di essere sottoposto al rito direttissimo.


Fonte Roma today
http://www.romatoday.it/cronaca/aggressione-ex-fidanzata-via-orlando-garbatella.html


Poesia






Roma
‘Na sera a Garbatella
***


Si vòi gustatte senza ghirigori,
piatti romani e beve a garganella,
fatte un giretto pe la Garbatella,
ch’è come magnà a casa, annanno fori.
***
È er mejo posto ’ndò ce se stornella,
chitare che arintoneno li cori.
e nun ce sò poracci, né signori,
ma solo gente alegra in comunella.
***
Trippa, pajata, abbacchio scottadito,
li sartimbocca o un piatto de facioli,
er tonnarello cacio e pepe è un rito.
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Senza tovaja e senza tovajoli,
su un tavolo ch’è appena ripulito,
ma come magni qui, manco a Parioli.
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Stefano Agostino




Asilo delle suore 1963